Come nasce un bassorilievo

Francesco Zavattaro Ardizzi

Come si realizza un bassorilievo?
E, prima ancora, cos'è un "bassorilievo"?

Come suggerisce il termine, il bassorilievo è una scultura in rilievo, di poco aggettante rispetto al piano su cui è impostata.
Nasce come elemento decorativo per parti architettoniche esposte alle intemperie, in cui sarebbe impensabile esporre un dipinto. Se il rilievo è ridotto al minimo, si arriva all'arte della medaglia (monete, cammei); se le figure si staccano dal piano di sfondo, aggettando, si parla di altorilievo. L'altorilievo veniva impiegato nei templi greci per le decorazioni del timpano, perché la figura doveva risultare riconoscibile dalla distanza anche con una elevata angolazione. Il bassorilievo, infatti, aggetta molto poco, ed un punto di vista laterale fornisce un'immagine deformata, difficilmente riconoscibile. Il bassorilievo era invece spesso usato per i fregi della trabeazione, o per elementi decorativi posti ad altezza d'uomo.
Il bassorilievo fornisce un'illusione prospettica, una sorta di trompe-l'oeil della scultura. Non potendo ricorrere ai colori, ai toni chiari e scuri, la profondità e la prospettiva vengono ottenute ricorrendo alle variazioni tonali offerte dalla diversa riflessione della luce, modulando delicatamente la superficie in argilla.
Un efficace metodo per avvicinarsi al bassorilievo, è eseguire uno studio a carboncino del soggetto che si intende rappresentare, nella stessa scala che si intende impiegare per il bassorilievo.
Qui a margine ho riportato lo studio a carboncino della Sibilla Delfica, dipinta da Michelangelo nella volta della Cappella Sistina.
Il disegno a carboncino costringe infatti allo studio di luci ed ombre, senza poter ricorrere ai colori. Le gradazioni di chiari e scuri ci faranno da guida nella successiva modellazione dell'argilla.

Si procederà innanzitutto preparando una tavola di legno, possibilmente rugosa, fissandovi una tavoletta alla base, ed inserendo alcune "farfalle" a mezza altezza (piccole croci di legno legate col fil di ferro), così da evitare che il piano di argilla possa scivolare. Rivestiremo la tavola di argilla, di spessore di circa 2-3 cm, e la "tireremo" con l'aiuto di una stecca di legno, così da ottenere una superficie piana.
Predisporremo quindi un supporto a leggio sul trespolo girevole, così da poter regolare la tavola in posizione verticale.
Fissata la tavola sul leggio con l'aiuto di alcune morse, tracceremo la sagoma del nostro soggetto sul piano di argilla, verificando e comparando le misure con l'aiuto di un compasso.

​Posizioneremo quindi la luce in maniera che colpisca lateralmente la tavola. Così facendo, potremo apprezzare le variazioni di luminosità ottenibili variando minimamente l'inclinazione della superficie modellata.


Procederemo quindi modellando la sagoma della porzione più aggettante del soggetto raffigurato (nel caso in esame, il braccio anteriore sinistro della Sibilla). Stabilito l'aggetto di questo elemento (un paio di cm), dovremo raffigurare tutti gli altri elementi, collocandoli in piani compresi tra questo elemento ed il piano della tavola. Per farlo, dovremo studiare la sovrapposizione dei piani (il braccio, l'avambraccio, la spalla, il collo, i capelli; e risalendo verso il volto, il lembo sinistro del cappuccio, gli zigomi, la fronte ed il mento, il lembo destro del cappuccio, il naso naso).


Procederemo quindi confrontando lo studio a carboncino ed il modellato, cercando di ottenere lo stesso effetto in termini di luci ed ombre. È un lavoro lungo e difficile, ma di grande soddisfazione.


Il bassorilievo, se eseguito correttamente, è di grande effetto, proprio perché l'immagine appare all'improvviso, quando osservata frontalmente.

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