Una Scacchiera d'Artista
Francesco Zavattaro ArdizziShare
L’idea di realizzare una scacchiera d’artista è nata nel solco di una tradizione già sperimentata da diversi artisti del passato più e meno recente (Joseph Hartwig, Max Enrst, Man Ray, Enrico Baj, Gio’ Pomodoro …).
Studiando le scacchiere proposte da questi artisti, mi sono tuttavia reso conto che spesso il fine artistico aveva prevalso sulla “praticità” d’utilizzo: sagome e dimensioni dei pezzi (o il loro peso) li rendevano poco pratici da muovere, e soprattutto difficili da visualizzare sulla scacchiera. I pezzi a volte si somigliavano tra loro, e il riconoscimento del pezzo stesso a volte risultava complicato.
Si trattava certamente di pezzi iconici - piccole preziose sculture – tuttavia destinati a finire esposti in una teca, piuttosto che ad essere giocati sulla scacchiera.
Inoltre, quasi sempre l’artista realizzava solo i pezzi, e non anche la tavola da gioco.
Mi sono dunque chiesto, per prima cosa, se, nel creare una scacchiera d’artista, vi fosse modo di preservarne la leggibilità.
Volevo, inoltre, realizzare non solamente i pezzi, ma anche una tavola da gioco coordinata.
Infine, volevo fare in modo che l’opera potesse rimanere integra, per non finire disassemblata in una teca.
Dunque, ho pensato, avrei risolto questo problema ideando una scacchiera verticale, come quelle usate anche a scopo didattico, sulla quale si potesse giocare agevolmente. Meglio ancora: una scacchiera orizzontale che fosse anche collocabile in verticale per congelare la partita e riprenderla in un altro momento, se necessario, e posizionarla a parete. La partita in atto sarebbe divenuta, essa stessa, parte dell’opera d’arte.
Pezzi piani, tondi, come quelli della dama, leggibili indifferentemente sia sul piano verticale che orizzontale, identificabili attraverso un segno capace di indicare il movimento possibile del pezzo: la sua direzione (ortogonale, diagonale), e la sua portata (limitata, o non limitata). Linee, e punti. Una linea continua per indicare direzione e portata non limitata. Un tratto e un punto per indicare direzione e portata limitata.
Di più, per enfatizzarne il valore, i pezzi a portata non limitata sarebbero stati alti, e quelli a portata limitata bassi. Il Re, quindi, sarebbe stato basso. Che poi, a pensarci bene, risponde al vero… il Re è un Pedone che si muove liberamente. Il pezzo forte della scacchiera è la Donna: alta, slanciata, si muove in ogni direzione e senza limiti. Bene, però il Re va distinto. Allora l’ho vestito d’oro e d’argento. Anzi, tutti i pezzi sono fasciati d’oro o argento, ma solo il Re ne è completamente rivestito.
E la tavola da gioco l’ho voluta un cerchio, come i pezzi, in ferro magnetico con inscritta la scacchiera. Come il monoscopio RAI, scomparso dalla TV negli anni ’90, rimasto archiviato nella mia memoria. Pur senza margine, la scacchiera rimane comunque leggibile. Sfondo grigio scuro, per i neri, sfondo bianco, per i bianchi.
Vertical-Horizontal Chess, diametro 60 cm. Francesco Zavattaro Ardizzi, 2024.
Vertical-Horizontal Chess, dettaglio delle pedine. Francesco Zavattaro Ardizzi, 2024.
Vertical-Horizontal Chess, fotoinserimento. Francesco Zavattaro Ardizzi, 2024.
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