Opera d'Arte, o "oggetto d'arte"?
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Proliferano ultimamente, nel campo della scultura, proposte di oggetti molto colorati e di piccolo-medio formato, facilmente impiegabili come elementi di arredo.
La tiratura, in genere, non è limitata. Sono oggetti prodotti in serie (pur con qualche contributo manuale), ed il prezzo è in genere modesto (a partire da qualche decina di euro in su).
Sono oggetti allegri e simpatici, colorati e spiritosi.
Mi è capitato di osservare una vetrina con questi oggetti in Belgio, che qui ripropongo.
Foto: vetrina in Belgio (Anversa) che propone "oggetti d'arte"
Li definirei sostanzialmente dei "giocattoli", o - meglio ancora - dei "pupazzi" per adulti. I personaggi ammiccano, infatti, ai "peluche", compagni di giochi d'infanzia (orsetti, cagnolini, giraffe, scimmiette...).
Quel che più mi ha colpito, di questa vetrina, è il prezzo molto modesto di questi oggetti.
Sicuramente un prezzo più allineato al mero costo di produzione/commercializzazione, che non al "valore" che si tenderebbe invece a riconoscere ad un "Opera d'Arte". Da quel che si può intuire, sono prezzi in resina riprodotti in serie da stampi, e poi dipinti a mano.
Navigando in internet si possono trovare altre simili proposte, a prezzi anche superiori, realizzate con materiali più pregiati (ceramica, acciaio, etc...). Impazzano, tra queste, le copie dei mitici "Balloon Dog" di Koons.
A questo proposito, viene da chiedersi fino a quale "limite" si possa ancora considerare "opera d'arte" un oggetto replicato in numerosi esemplari.
In altri termini, che cosa differenza questi "oggetti artistici" dai "multipli d'arte" tirati a migliaia di esemplari?
Il materiale? La qualità della realizzazione? Non proprio...
Foto: la stessa vetrina, con altre opere ammiccanti a sculture pop
Prendiamo l'esempio del "Balloon Rabbit" di Koons.
Gli esemplari proposti dalle gallerie che commercializzano quest'opera di Koons opere sono dichiarati in tiratura "limitata" a 999 esemplari, ma ogni "colorazione" fa tiratura a sé (999 Magenta + 999 Violet + 999 Orange, etc...).
Il prezzo di un esemplare varia in base alle galleria, ma si attesta sui 15-20mila euro.
Il materiale dichiarato è "ceramica smaltata". La produzione è affidata espressamente ad un'azienda che produce oggetti di ceramica di qualità, ed il procedimento di realizzazione è quello tipica della ceramica (stampo, cottura, smalto, ricottura). Sicuramente un'attività da eseguire con cura e tramite macchinari che assicurino qualità e ripetitività della fattura, ma si tratta in fondo di un procedimento relativamente economico.
Quindi il "valore" non è correlato, in questo caso, al costo di produzione: il "valore aggiunto" è dato dalla "firma" dell'autore, riportata sul "certificato di autenticità", richiamante un numero identificativo riportato sull'opera stessa, e facente capo ad un archivio riconosciuto dall'autore stesso.
Foto: Balloon Rabbit (Red), 2017; Numerazione e tiratura riportate sull'opera (999 esemplari per la versione "Red").
Il che non stupisce, dal momento che si vuole riconoscere un valore alla firma dell'artista in sé. Del resto, anche un semplice tovagliolo firmato da Picasso farebbe gola, no...?
Però a me fa comunque pensare...
La firma di Picasso su un tovagliolo renderebbe il "pezzo" unico, meritevole di essere esposto tal quale (con la firma ben in vista!).
Nel caso invece dei Balloon Rabbit/Dog/Swan/Monkey di Koons, ciascuno riprodotto in vari colori, e ciascun colore replicato in 999 esemplari, la firma attesta semplicemente che si tratta di un'opera di 999 identiche, "riconosciuta" da Koons.
Peraltro, la firma originale non è posta sull'opera, ma sul certificato.
Di fatto, sull'opera in sé non vi è alcun apporto materiale da parte dell'artista.
La sensazione, almeno per me, è che l'apporto dell'artista si sia esaurito con il concepimento iniziale dell'opera "originale".
Il che non vuol dire che non si tratti comunque di un bell'oggetto, che sappia esercitare una sua attrattiva, e che magari possa anche costituire un motivo di speculazione (questo poi, lo si vedrà con il tempo).
Però comprendo ugualmente chi decide, visto che l'opera in sé gli piace, di comprarne un esemplare "non riconosciuto dall'autore" ma sostanzialmente identico o molto simile, per un importo assai più contenuto.
© CC BY